Incontro organizzato dalla Cgil a Palermo
Riforma delle province, il pressing
di Orlando, Bianco e Accorinti
Domani all’Ars si torna in aula per dirimere la questione della riforma delle Province. Un nodo da sciogliere per il governo Crocetta, sconfitto già tre volte su questa materia. E l’accordo ancora non arriva.
“Se l’opposizione ha voglia di dialogare lo deve dimostrare adesso votando la riforma. Comincino a dare il loro assenso sulle province e sulle città metropolitane“. Ha detto il governatore siciliano legando l’approvazione del provvedimento al rimpasto di governo e alle nomine dei manager della Sanità.
Intanto oggi i tre sindaci di Catania, Messina e Palermo si sono dati appuntamento, alla Fonderia Reale, per un incontro organizzato dalla Cgil Sicilia sul tema “Le città metropolitane e la riforma istituzionale in Sicilia”. Assente il primo cittadino di Catania, Enzo Bianco, che si è fatto sostituire dall’assessore al Bilancio, Giuseppe Gilardo, con delega alle città metropolitane.
Il sindaco di Palermo e presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, ribadisce che se l’Assemblea siciliana non approverà la riforma delle Province e l’istituzione delle città metropolitane, “la Regione dovrà essere commissariata”. “Non siamo in presenza di una scelta politica ma costituzionale”, ha detto Orlando. “La Costituzione prevede le città metropolitane – ha aggiunto – che con la programmazione 2014-2020 saranno interlocutori diretti dell’Ue. Mi sento ridicolo quando partecipo ai tavoli sulle cittaà metropolitane perché non vorrei passare come abusivo”.
E sul tema si è espresso anche il sindaco di Messina Renato Accorinti: “Non sono qui da sindaco ma da siciliano: con le città metropolitane saremo più forti nel contrattare con l’Unione europea, è un’occasione imperdibile”. “Sto cercando di unire Messina a Reggio Calabria costituendo una flotta intercomunale per abbattere i costi dei trasporti- ha aggiunto -. In Sardegna il diritto alla continuità territoriale esiste, noi chiediamo esattamente questo”.
Intanto la Cisl ha lanciato, per bocca del segretario regionale Maurizio Bernava e dall’economista Limosani, un appello manifesto per le città metropolitane, condiviso dai sindaci Orlando, Bianco e Accorinti. Il documento è condiviso da associazioni, professionisti, imprese. L’appello si rivolge ai 90 deputati dell’Ars in vista della ripresa domani dei lavori assembleari.
Tutti coloro che si mettono di traverso all’eliminazione delle province saranno oggetto, singolarmente, di pubblica gogna mediatica e non.
SALVOMARINO-GIARRE-MAR6@LIVE.IT
LIBERI CONSORZI FOLLIA PURA. STATUTO=CARTA STRACCIA. NON TROVANDO RISCONTRO SUL TERRITORIO NAZIONALE LA CORTE COSTITUZIONALE LI BOCCEREBBE. IMMAGINATE UN CONTENZIOSO CHE VIENE FUORI TRA I COMUNI ALL’INTERNO DEL CONSORZIO.NON ESISTENDO L’ALTA CORTE CHE SUCCEDEREBBE? CHE LA CORTE COSTITUZIONALE DEMOLISCE QUESTO EDIFICIO COSTRUITO SULLE SABBIE MOBILI.ANCHE LE CITTA’ METROPOLITANE E’ ALTRO FLOP. 7 REGIONI IN ITALIA NON LE HANNO. BOLOGNA TENTA DA UNA VITA AD ESSERLO.ESISTONO DELLE NORME BEN PRECISE FISSATE DALL’EUROPA PER ESSERE CONSIDERATE IN REGOLA ED ACCEDERE AI FINANZIAMENTI. TUTTE FOLLIE. SENZA LA REVISIONE DELLO STATUTO NON SI VA DA NESSUNA PARTE OPPURE LASCIAMOCI OMOLOGARE ALLE ALTRE REGIONI. BENEDETTA SICILIA.SALVOMARINO.
«Una forma di dittatura moderna spacciata per spending review». Giacomo Porrovecchio, consigliere della Provincia di Catania, non usa mezze misure: l’abolizione degli enti provinciali decisa dal governatore della Regione Rosario Crocetta è – secondo lui – un abuso. Per questo il politico – che nell’ultimo periodo ha militato tra le fila dell’Italia dei valori – ha presentato lo scorso 5 giugno un ricorso al Tar etneo sostenuto dal parere di due costituzionalisti dell’Ateneo catanese, Ida Nicotra e Felice Giuffrè.
Il consigliere ha impugnato il decreto di commissariamento della Provincia, firmato lo scorso aprile, ritenuto «illegittimo perché viziato da eccesso di potere e violazione di legge – spiega attraverso un accorato comunicato – Appare, infatti, assolutamente illegittimo l’utilizzo dello strumento del commissariamento al solo fine di impedire il fisiologico e democratico rinnovo degli organi (presidente e consiglieri provinciali) di un ente territoriale che è “costitutivo” (insieme ai Comuni e allo Stato) della Repubblica italiana». Insomma, secondo Porrovecchio il governatore Crocetta, con la sua decisione, avrebbe leso il principio di autonomia «non a caso – scrive – inserito dai Costituenti tra i principi fondamentali della Carta del 1948». Da qui la decisione di chiamare in causa lo stesso presidente della Regione, l’assessore alle Autonomie locali Patrizia Valenti, coinvolgendo dunque anche il commissario straordinario della Provincia Antonella Liotta e l’ente da lei rappresentato.
Con le Norme transitorie per l’istituzione dei consorzi di comuni, in Sicilia è già accaduto quanto a breve dovrebbe succedere in tutto il territorio nazionale. Sulla base delle stime dei tecnici della Regione, solo nell’isola il risparmio sarebbe di più di 29 milioni di euro. Senza tenere in conto quello derivato dalle mancate elezioni che avrebbero dovuto svolgersi proprio in questi mesi. Ma secondo il ricorso presentato da Giacomo Porrovecchio, «il legislatore siciliano non può prevedere, nonostante la previsione dell’articolo 15 dello Statuto, la soppressione delle province e la loro (futura ed eventuale) sostituzione con consorzi di comuni, i cui organi non siano direttamente eleggibili dai cittadini».
Il consigliere risponde sul nascere anche a quanti potrebbero accusarlo di agire per interesse personale: «Per me oggi sarebbe più conveniente salire sul carro dei vincitori e aspettare qualche remunerativa nomina in qualche consiglio di amministrazione o qualche chiamata magari alla Regione siciliana – spiega – anche perché il mio mandato alla Provincia è in scadenza e difficilmente sarei stato rieletto, essendo quasi orfano di partito e perciò privo di supporto per superare lo sbarramento del cinque per cento». Nessuna voglia di continuare a occupare il posto riservato a palazzo Minoriti, ma – sostiene, voglia di difendere i principi della Costituzione: «Dico di no all’attentato alla democrazia perpetrato qualche mese fa con la legge che falsamente scioglie le province ma che in realtà, ad oggi, ha un solo risultato, che è quello di impedire libere elezioni degli organi di governo e di controllo negli enti intermedi i quali saranno gestiti, non si sa per quanto tempo, da nove commissari sotto le direttive del presidente della Regione siciliana».