“Fuori la mafia dalla società” in difesa della democrazia
C’è la libertà di parlare e la libertà di non ascoltare. Entrambe sono sacrosante. In nome della prima, tra l’altro, ci sono state pure guerre e rivoluzioni. Impedire, invece, a qualcuno di non manifestare la propria opinione è liberticida, nonché anticostituzionale (art. 21).
In questi giorni, nel nostro Paese, abbiamo avuto alcuni esempi eclatanti di una pericolosa deriva della società. È successo con Marcello Dell’Utri, sarebbe potuto accadere con Gianfranco Fini, è avvenuto con Renato Schifani.
Sia chiaro. Non ne faccio una questione di specificità dei destinatari degli atti stucchevoli di coloro che confondono la libertà con la licenza. Ma difendo alla Voltaire la possibilità di chiunque di esprimere il proprio pensiero.
Difesa dal “popolo viola“, dai “grillini“, da chi non digerisce più la politica finiana. Nonché da tutti coloro che hanno la volontà di soffocare qualunque tipo di intervento, che può essere nero, rosso e bianco.
Perché l’Italia è un paese, innanzitutto, democratico. Dove la libertà, in tutte le sue forme, deve essere garantita e tutelata. Senza se e senza ma.
Serpeggia, tuttavia, un moto di aggressione preoccupante. L’assenza delle divisioni ideologiche è stata sostituita dalla presenza delle contrapposizioni giustizialiste. Come se l’Italia stesse per diventare una folla di “giudici”, caratterizzata da verità diversificate e reciprocamente ostili.
“Fuori la mafia dallo Stato” è stato urlato ieri a Renato Schifani, presidente del Senato della Repubblica.
“Fuori la mafia dalla Società“, grido io.
Perché la “mafia” non è solo un’organizzazione criminale ma anche un modo di comportarsi.
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Si
La libertà di parola in un paese democratico non può essere negata a nessuno e tanto meno alla seconda carica dello stato. La seconda carica dello stato, in quanto rappresentante della sovranità popolare deve, non può esimersi, dal fugare ogni dubbio in merito alla sua moralità. Spieghi il presidente del senato, perchè 350.000 firme depositate al senato giacciono depositati senza che si dia alcuna plausibile motivazione agli organizzatori dell’iniziativa. Spieghi, e non gli mancano le occasioni, il suo passato di avvocato difensore, quasi esclusivamente, di affaristi o gente legata alla mafia. Ci convinca perchè la seconda carica dello stato così come tutte le altre, non debbono essere limpidi e al di sopra di ogni minimo sospetto con riferimento a legami con la criminalità organizzata e al malaffare in genere. Spieghi perchè dobbiamo avere “fede” in persone chiacchierate e servili. Chi manifesta il proprio dissenso non emette sentenze penali per cui sono necessarie tutte le garanzie di questo mondo, emette un giudizio politico che si forma ed è spesso conseguenza dei silenzi alle richieste di chiarimento della stampa democratica quando si interroga sui lati oscuri della vita di chi si propone a gestire la cosa pubblica. In un paese come l’Italia dove il Parlamento è nominato da pochi, i soliti pochi gestiscono stampa e televisioni, non si può condannare il cittadino che dissente e contesta chi riveste incarichi pubblici di qualsiasi livello. La casta deve capire in qualche maniera che non è inamovibile nei secoli e che il mutuo soccorso tra appartenenti alla stessa ormai non funziona e non immunizza ne la destra ne la sinistra.
Definire cosa sia la Libertà è tra le cose più difficili, bisognerebbe capire quale sia il contenuto di questa “parola”.
Riguardo alla mafia, beh..c’è poco da dire. Fa schifo. E non solo quella di Provenzano e Badalamenti, ma anche quella che permane ed è sottesa a qualsiasi modus operandi di chi ci rappresenta (stato) e di chi ci circonda (società). Lo Stato, siamo davvero noi?
liberta è anche avere la possibilita di curare un bambino di 8anni con poblemi agli ocche,in particolar modo se il padre è stato vittima della mafia ,ma la societa odierna a me sembra chhe come per inerzia facca quello che sta facendo la politica cioe indifferenza,solitudine ,privazione della liberta stessa ,abbandono ecccccccccccc..