Il premier nell'Isola in vista delle Europee
Renzi in Sicilia per rilanciare il Pd
Sotto il 20% sarà commissariamento

Matteo Renzi verrà in Sicilia per la campagna elettorale delle europee. Lo ha annunciato ieri in direzione nazionale inserendo Palermo nel tour delle città in cui si presenterà per supportare i candidati che corrono per l’elezione al Parlamento di Strasburgo. E parlerà – ha detto – di fondi europei. Sarà un discorso noioso, ammettiamolo. Specie in Sicilia dove, conoscendo lo stile del premier, troverà il modo per dribblare le domande che ‘a tempesta’ i giornalisti cercheranno di porgli sullo scontro fratricida in atto nel Pd isolano.
D’altronde parlare di problemi in casa propria quando bisogna tentare la carta del ‘metterci la faccia’ e far risalire le quote di un Pd ai minimi storici nell’Isola può sembrare la mossa meno convincente nei confronti di un elettorato che sembra voler solo affidarsi alla verve e perché no anche alla spudoratezza del segretario nazionale.
Basterà il ‘faccino’ di Renzi per rilanciare le quotazioni dei Dem siciliani? No. Tutto sommato, non servirà. Non sarà sufficiente, certamente, a far riacquistare fiducia in quello zoccolo duro di sostenitori del Pd che sono tutti a conoscenza dello scontro in atto nel partito e che in queste ore guardano con insofferenza all’appuntamento elettorale del 25 maggio.
E nell’aria si respira una disfatta imminente a cui nessuno sembra potersi sottrarre. Negli ambienti Pd sono tutti sicuri: il M5S sarà il primo partito dell’Isola e la lista composta al prezzo dell’ennesima lite mediando maldestramente fra le parti in causa e opposte, sostengono i militanti, è una lista ‘debole’. Nonostante le dichiarazioni contrarie dei massimi vertici del partito democratico in Sicilia. Che accadrà? Che il risultato elettorale del Pd siciliano, se sarà sotto il 20%, determinerà una presa di posizione della segreteria nazionale. Il commissariamento sembra una strada inevitabile, insomma. Tanto più che a chiedere l’intervento di Renzi sono – sottobanco e con appelli che a raccontarli non ci si crederebbe – gli stessi vertici del Pd Sicilia.
E alcuni segnali lo dimostrano inequivocabilmente: la luna di miele fra il deputato e componente della segreteria nazionale, Davide Faraone e il governatore Crocetta – quella che ha consentito il varo di una giunta disconosciuta dall’altra parte del partito – sembra già finita. Sull’altare della polemica sull’acquisto di 7 autoblu blindate, è andato in scena l’ennesimo patetico ping pong di accuse fra il presidente – che evoca i timori sulla sua vita oggetto di continue minacce mafiose – e quella parte di opposizione, in cui si annovera anche il Pd, che sente la necessità di prendere le distanze da un governo sempre più opaco.
Insomma i presupposti ci sono tutti e non sono per nulla buoni: due seggi è la previsione, vera, del Pd mentre ai 5Stelle che oggi ospiteranno a Palermo il leader nazionale, Beppe Grillo, potrebbero scattarne 3. E il risultato siciliano, se così si materializzasse, farebbe male a tutto il Pd italiano. Renzi non potrà digerirlo.
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