Stop al petrolchimico di Gela
Protesta per mancata riconversione
Non rispettati gli impegni di riqualificazione, arrivano le lettere di licenziamento per i lavoratori e scoppia la protesta
Non rispettati gli impegni di riqualificazione, arrivano le lettere di licenziamento per i lavoratori e scoppia la protesta
Confindustria Centro Sicilia interviene sui ritardi nella realizzazione degli impegni previsti dal Protocollo d’intesa sull’area di Gela.
“L’Eni non ha nessuna intenzione di andarsene dalla Sicilia né da Gela“. Lo ha affermato l’amministratore delegato della società petrolifera Claudio Descalzi a margine della visita del presidente del Consiglio Matteo Renzi in Mozambico. Descalzi ha aggiunto che l’Eni ha “intenzione di investire nell’area circa 2 miliardi in diversi progetti”. L’amministratore delegato ha anche precisato
“Non si parla di chiusura ma di riconversione; non licenzieremo nessuno dei nostri 970 dipendenti”. Ad affermarlo è Salvatore Sardo di Eni, secondo il quale anzi l’azienda è disponibile ad incrementare gli investimenti.
Manifestazioni, veglie, preghiere e una inedita riunione itinerante dei Consigli comunali di diversi centri davanti al “Green Stream”, il metanodotto Libia-Italia che serve di gas l’Italia e l’Europa e di cui Eni è proprietaria al 75%. Sono le iniziative annunciate per i prossimi giorni dal “Coordinamento per la difesa della raffineria di Gela“.
Cgil, Cisl e Uil proclameranno uno sciopero generale nazionale dei lavoratori nei siti Eni, probabilmente fissata per il prossimo 25 luglio. Intanto, nel sito gelese i lavoratori hanno inasprito i toni della protesta.
“L’Eni vuole lasciare Gela e disimpegnarsi in generale nell’isola? Benissimo, l’accompagneremo alla porta, ci guadagneranno immensamente l’ambiente e la salute dei siciliani. Prima però bonifichi il territorio e risarcisca la Sicilia, compresi i lavoratori, che ora vedono mancarsi improvvisamente la terra sotto ai piedi”.
“Tradimento”, “offesa”, “beffa dopo il danno ambientale”, e ancora “sfruttamento nero”, “mortificazione” e “fuga da vigliacchi”. Sono questi alcuni degli epiteti pronunciati dai sindaci del comprensorio di Gela presenti alla seduta urgente e straordinaria del consiglio comunale relativamente all’abbandono di Eni e alla chiusura della raffineria. Sono intervenuti anche i deputati regionali della città, i
“La rottura, ieri sera, delle trattative tra Eni e i sindacati nazionali di categoria mette a repentaglio le politiche industriali dell’Isola. Il governatore Crocetta deve presto agire ai più alti livelli istituzionali per impedire che l’Eni faccia definitivamente marcia indietro rispetto al ‘congelamento’ del piano di investimenti da 700 milioni programmato solo un anno fa
I sindacati di categoria chiedono un incontro al governatore mentre la Cgil, per bocca del suo segretario, invita crocetta ad inchiodare Eni alla proprie responsabilità
Confindustria e le imprese Sicilsaldo ed Ergomeccanica, si sono impegnate ad assumere tutti i 145 dipendenti provenienti dalle ditte Smim Impianti e Tucam che prima gestivano quei lavori ed ora sono rimaste senza commesse.
Hanno bloccato i cancelli del petrolchimico di Gela e proclamato lo sciopero. I lavoratori dell’indotto protestano contro il licenziamento di un primo gruppo di un centinaio di lavoratori delle imprese per mancanza di nuove commesse.
Confindustria Centro Sicilia e Legacoop: “Fermo restando il diritto di sciopero dei lavoratori, non è possibile tollerare che poche unità blocchino le operazioni di accesso alla Raffineria causando gravi ripercussioni sull’intero sito”.
“La Sicilia non può continuare a pagare un prezzo così alto: 9 campi di estrazione e 5 raffinerie fanno di questa terra une delle più inquinate d’Europa. Se a questo si aggiunge la mancanza di controlli degli impianti, si capisce la portata del dramma”. Questo il commento del parlamentare del Movimento Cinque Stelle, Giampiero Trizzino, presidente